Meditazione biblica

IL FRATELLO DEL FIGLIUOL PRODIGO

 

Or il figliuolo maggiore era a’ campi; e come tornando fu vicino alla casa, udì la musica e le danze. 26E chiamato a sé uno de’ servitori, gli domandò che cosa ciò volesse dire. 27Quello gli disse: E’ giunto tuo fratello, e tuo padre ha ammazzato il vitello ingrassato, perché l’ha riavuto sano e salvo. 28Ma egli si adirò e non volle entrare; onde suo padre uscì fuori e lo pregava d’entrare. 29Ma egli, rispondendo, disse al padre: Ecco, da tanti anni ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando; a me però non hai mai dato neppure un capretto da far festa con i miei amici; 30ma quando è venuto questo tuo figliuolo che ha divorato i tuoi beni con le meretrici, tu hai ammazzato per lui il vitello ingrassato. 31E il padre gli disse: Figliuolo, tu sei sempre meco, ed ogni cosa mia è tua; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto, ed è tornato a vita; era perduto, ed è stato ritrovato”. (Vangelo di Luca 15:25-32)

La parabola del “figliuol prodigo” è molto conosciuta e, naturalmente, utilizzata come esempio del grande amore che il Padre, nostro Signore, ha verso di noi, figlioli molto spesso incapaci di servirLo come dovremmo. Oggi, però, non vogliamo analizzare la figura del più noto fratello che, attratto da tutto quello che ai suoi occhi il mondo poteva offrire, ha dilapidato tutti i suoi beni ma quella del fratello meno conosciuto e spesso considerato come “l’esempio da non seguire”. Iniziamo, allora, a vedere quali sono stati i comportamenti sbagliati di questo ragazzo. La prima cosa che, immediatamente, si nota è, come leggiamo al versetto 28, che egli si “adirò”. L’ira non è, sicuramente, una dote per un figliolo di Dio, nel libro dei Proverbi 16:32 troviamo scritto: Chi è lento all’ira vale più del prode guerriero”; ed ancora continuando al capitolo 29:11: Lo stolto dà sfogo a tutta la sua ira, ma il saggio trattiene la propria”. Il Signore stesso ci insegna che l’ira non va alimentata infatti nel Salmo 86:15 il re Davide scrisse: Ma Tu, Signore, sei un Dio pietoso e misericordioso, lento all’ira e grande in bontà e verità”. Proprio in questo passo all’ira vengono contrapposti i sentimenti che dovrebbero prevalere in ogni figliolo di Dio: pietà, misericordia, bontà e verità. Quindi il fratello maggiore, in teoria, avrebbe dovuto avere, nel suo cuore, questo tipo di sentimenti: avrebbe dovuto avere pietà per il fratello minore tornato a casa dopo aver imparato una dura lezione; misericordia, o compassione, che spinge a soccorrere e perdonare con spirito di carità; bontà e quindi affetto e gioia nel ritrovare colui che si era perduto ed infine, ma non ultima, verità, quella verità che entra nel cuore quando facciamo nostri i preziosi insegnamenti del Padre e che ci permette di avere tutte quelle preziose qualità finora elencate. Purtroppo, però, l’ira prese il sopravvento spingendolo, non solo a non partecipare alla festa ma anche ad accusare suo padre di avere delle preferenze verso il figlio minore. Iniziò così, al versetto 29, ad elencargli tutti i suoi meriti rimproverandolo di non averglieli mai riconosciuti eppure, anche in questo caso, avrebbe dovuto sapere che l’amore di un padre è incondizionato verso ognuno dei suoi figli e che non lo si può acquistare accumulando una serie, seppur numerosa, di opere. La parola di Dio ci insegna che, appunto, non è per opere che otteniamo la salvezza, e quindi l’amore del Padre, ma solo per grazia infatti nell’epistola agli Efesini 2:8 troviamo scritto: E ’per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio; ed ancora nell’epistola ai Romani 11:6 leggiamo: Ma se è per grazia, non è più per opere; altrimenti la grazia non è più grazia”. Insomma questo figliolo che, per una questione se non altro d’età, avrebbe dovuto dimostrarsi più saggio, si dimostrò, al contrario, forse meno maturo del fratello piccolo e bisognoso, quanto lui, di essere apprezzato da suo padre. E, forse, è proprio qui che la maggior parte di noi può trovare degli aspetti in comune con questo ragazzo; tutti noi, chi in un modo, chi in un altro, cerchiamo di fare del nostro meglio per servire il Signore e, ogni giorno, lavoriamo alla Sua “vigna” con tanta gioia ma anche con tanto impegno, cercando di portare frutto per la gloria del nostro Dio; eppure può capitare di vedere dei figlioli di Dio che, sebbene avessero per un certo periodo abbandonato la casa di Dio, al loro ritorno, senza troppa fatica, hanno ricevuto grandi benedizioni e, ancora peggio, anche il dono dello Spirito Santo, prima di noi! Ecco qui che esce fuori il fratello del figliuol prodigo che è in noi! Ed è così che, anche noi, cominciamo a lamentarci con il Signore e, magari, anche a rimproverarLo di non volerci poi così tanto bene come a “quell’altro” che prima di tornare nella casa di Dio ha pensato bene di divertirsi ancora per un altro po’ di tempo mentre noi eravamo qui a lavorare anche per lui! Ringraziamo Dio che Egli ci ama talmente tanto da non guardare né considerare questi comportamenti così infantili che, troppo spesso, contraddistinguono noi esseri umani. Se infatti rileggiamo il versetto 31 ci rendiamo conto di quanto il nostro Padre Celeste ci stima e di come tiene sempre presente tutto quello che facciamo per Lui infatti, proprio in quel versetto leggiamo che: Il padre gli disse: Figliuolo, tu sei sempre meco, ed ogni cosa mia è tua. Dovremmo sentirci privilegiati nell’udire il Signore che ci dice che è sempre con noi e che abbiamo già un’eredità celeste pronta per noi nel cielo! In conclusione, quindi, è probabile che non tutti si rispecchino nella figura del figliuol prodigo ma, chissà … forse in quella del fratello maggiore alcuni di noi possono trovare una qualche somiglianza …! Noi, però, vogliamo somigliare a Uno solo e da Lui prendere esempio perché Egli è Colui che ci insegna l’amore perfetto. Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da Lui amati. (Efesini 5:1)